E' passato quasi un mese dall'ultimo post.. da allora mi son dedicata completamente all'università, e, per scrivere, proprio non ho avuto tempo!
Nel frattempo però le idee hanno continuato a girovagare: ho letto libri, ascoltato musica e visto nuovi film..
Va' dove ti porta il cuore - Susanna Tamaro Questo è il libro che da tempo aspettavo di leggere.. fa parte di quelli che uno mette sullo scaffale, perché, alla prima occasione buona, sia il primo da tirar fuori. Poi passano i giorni, il tempo per leggere è sempre poco e, accanto a lui, prendono posto altri libri, tutti degni di nota, quelli che magari ti hanno colpito per una frase, quelli che qualcuno ti ha segnalato, quelli di cui hai letto la recensione e te ne sei innamorato.. insomma, quel povero libro torna ad essere "uno dei tanti"!
E così passano i giorni, i mesi e, in questo caso, anche gli anni...
Ma l'occasione buona è arrivata! Un giorno, alla ricerca di un buon libro, ho visto questo ed ho deciso di seguire quell'istinto, quello di sempre insomma.. quel "va' dove ti porta il cuore" non poteva essere ignorato!
L'ho letto d'un fiato: 165 pagine che scorrono veloci, un unico lungo testamento di grande sensibilità, di una bellezza quotidiana e di una profondità singolare. Piccole e semplici metafore, la vita di tutti i giorni usata per parlare di esperienze dolorose e di ricordi emozionanti; il tentativo commovente di salutare qualcuno e di liberarsi di quel peso sul cuore quando si ha la sensazione di non aver fatto abbastanza, quando ci si sente sbagliati e colpevoli.
L'ho trovato splendido da questo punto di vista!
La cosa più straordinaria è che nei momenti più frizzanti, quelli in cui ti vien voglia di sorridere, ti accorgi di sentire l'amaro in bocca, una sensazione triste accompagnata dalla piacevolezza dell'immagine che ha creato dentro di te.
Ci sono passaggi che mi sono rimasti impressi, soprattutto perché, sempre, ho sentito un'affinità tra quello che c'era scritto e quello che avevo vissuto personalemente.. e ogni volta mi ripetevo: "
Quanto è vero tutto questo!"«Ciò che dovevi dire alla persona cara resta per sempre dentro di te; lei sta là, sotto terra, e non puoi più guardarla negli occhi, abbracciarla, dirle quello che non le avevi ancora detto. [...] Per avere a lungo vissuto e aver lasciato dietro di me tante persone, so ormai che i morti pesano non tanto per l'assenza, quanto per ciò che - tra loro e noi - non è stato detto»
Quanto è vero questo?Quante volte capita?Troppo tardi per dire quello che si avrebbe sempre desiderato dire... troppo tardi per l'ultimo saluto, troppo tardi per un "Grazie", troppo tardi per dire che gli si è voluto bene davvero..Il tempo passa, alcune ferite le guarisce.. ma quel rimorso pesa sempre.«Il Caso. Una volta il marito della signora Morpurgo mi ha detto che in ebraico questa parola non esiste. Per indicare qualcosa di relativo alla casualità sono costretti a usare la parola azzardo che è araba. È buffo, non ti pare? È buffo ma anche rassicurante: dove c'è Dio non c'è posto per il caso, neppure per l'umile vocabolo che lo rappresenta. Tutto è ordinato, regolato dall'alto, ogni cosa che ti accade, ti accade perché ha un senso. Ho sempre provato una grande invidia per quelli che abbracciano questa visione del mondo senza esitazioni, per la loro scelta di levità. Per quel che mi riguarda con tutta la buona volontà non sono mai riuscita a farla mia per più di due giorni consecutivi: davanti all'orrore, davanti all'ingiustizia ho sempre indietreggiato, invece di giustificarli con gratitudine mi è sempre nato dentro un gran senso di rivolta.»
«Per vedere il destino in tutta la sua realtà devi lasciar passare ancora un po' di anni. Verso i sessanta, quando la strada alle tue spalle è più lunga di quella che hai davanti, vedi una cosa che non avevi mai visto prima: la via che hai percorso non era dritta ma piena di bivi, ad ogni passo c'era una freccia che indicava una direzione diversa; da lì si dipartiva un viottolo, da là una stradina erbosa che si perdeva nei boschi. Qualcuna di queste deviazioni l'hai imboccata senza accorgertene, qualcun'altra non l'avevi neanche vista; quelle che hai trascurato non sai dove ti avrebbero condotto, se in un posto migliore o peggiore; non lo sai ma ugualmente provi rimpianto. Potevi fare una cosa e non l'hai fatta, sei tornata indietro invece di andare avanti. Il gioco dell'oca, te lo ricordi? La vita procede pressappoco allo stesso modo.
Lungo i bivi della tua strada incontri le altre vite, conoscerle o non conoscerle, viverle a fondo o lasciarle perdere dipende soltanto da dalla che fai in un attimo; anche se non lo sai, tra proseguire dritto o deviare spesso si gioca la tua esistenza, quella di chi ti sta vicino.»
«Viste dall'esterno molte vite sembrano sbagliate, irrazionali, pazze. Finché si sta fuori è facile fraintendere le persone, i loro rapporti. Soltanto da dentro, soltanto camminando tre lune con i loro mocassini si possono comprendere le motivazioni, i sentimenti, ciò che fa agire una persona in un modo piuttosto che in un altro. La comprensione nasce dall'umiltà non dall'orgoglio del sapere. Chissà se infilerai le mie pantofole dopo aver letto questa storia? Spero di sì, spero che ciabatterai a lungo da una stanza all'altra, che farai più volte il giro del giardino, dal noce al ciliegio, dal ciliegio alla rosa, dalla rosa a quegli antipatici pini neri in fondo al prato. Lo spero, non per elemosinare la tua pietà, né per avere un'assoluzione postuma, ma perché è necessario per te, per il tuo futuro. Capire da dove si viene, cosa c'è stato dietro di noi è il primo passo per poter andare avanti senza menzogne. Questa lettera avrei dovuto scriverla a tua madre, invece l'ho scritta a te. Se non l'avessi scritta per niente allora sì che la mia esistenza sarebbe stata davvero un fallimento. Fare errori è naturale, andarsene senza averli compresi vanifica il senso di una vita. Le cose che ci accadono non sono mai fini a se stesse, gratuite, ogni incontro, ogni piccolo evento racchiude in sé un significato, la comprensione di se stessi nasce dalla disponibilità ad accoglierli, dalla capacità in qualsiasi mo mento di cambiare direzione, lasciare la pelle vecchia come le lucertole al cambio di stagione. [...]
Capisci? Trovare scappatoie quando non si vuol guardare dentro se stessi è la cosa più facile al mondo. Una colpa eterna esiste sempre, è necessario avere molto coraggio per accettare la colpa - o meglio, la responsabilità - appartiene a noi soltanto. Eppure, te l'ho detto, questo è l'unico modo per andare avanti. Se la vita è un percorso, è un percorso che si svolge sempre in salita.»
Vivere...«Per essere forti bisogna amare se stessi; per amare se stessi bisogna conoscersi in profondità, sapere tutto di sé, anche le cose più nascoste, le più difficili da accettare. Come si fa a compiere un processo del genere mentre la vita con il suo rumore ti trascina avanti? Lo può fare fin dall'inizio soltanto chi è toccato da doti straordinarie. Ai comuni mortali, alle persone come me, come tua madre, non resta altro che il destino dei rami e delle bottiglie di plastica. Qualcuno - o il vento - a un tratto ti butta nel corso di un fiume, grazie alla materia di cui sei fatto invece di andare a fondo galleggi; già questo ti sembra una vittoria e così, subito, cominci a correre; scivoli svelto nella direzione in cui ti porta la corrente; ogni tanto, per un nodo di radici o qualche sasso, sei costretto a una sosta; stai lì per un po' sbatacchiato dall'acqua poi l'acqua sale e ti liberi, vai ancora avanti; quando il corso è tranquillo stai sopra, quando ci sono le rapide vieni sommerso; non sai dove stai andando né mai te lo sei chiesto; nei tratti! più quieti hai modo di vedere il paesaggio, gli argini, i cespugli; più che i dettagli, vedi le forme, il tipo di colore, vai troppo svelto per vedere altro; poi con il tempo e i chilometri, gli argini si abbassano, il fiume si allarga, ha ancora i bordi ma per poco. «Dove sto andando?» ti domandi allora e in quell'istante davanti a te si apre il mare.
Gran parte della mia vita è stata così. Più che nuotare ho annaspato. Con gesti in sicuri e confusi, senza eleganza né gioia, sono riuscita soltanto a tenermi a galla. [...]
Ti ricordi quando ti insegnavo a cucinare le crepes? Quando le fai saltare in aria, ti dicevo, devi pensare a tutto tranne al fatto che devono ricadere dritte nella padella. Se ti concentri sul volo puoi stare certa che cadranno accartocciate, oppure si spiaccicheranno diretta- mente sul fornello. È buffo, ma è proprio la distrazione che fa giungere al centro delle cose, al centro del loro cuore.»
Lasciarsi la libertà...«Ilaria, mi dicevo, somiglia ad un contadino che, dopo aver piantato l'orto e aver visto sbucare le prime piantine, viene preso dal timore che qualcosa possa nuocere loro. Allora, per proteggerle dalle intemperie, compra un bel telo di plastica resistente all'acqua e al vento e glielo sistema sopra; per tenere lontani gli afidi e le larve, le irrora con abbondanti dosi di insetticida.
E' un lavoro senza pause il suo, non c'è momento della notte e del giorno in cui non pensi all'orto e al modo di difenderlo. Poi una mattina, sollevando il telo, ha la brutta sorpresa di trovarle tutte marcite, morte. Se le avesse lasciate libere di crescere, alcune sarebbero morte lo stesso, ma altre sarebbero sopravvissute. Accanto a quelle da lui piantate, portate dal vento e dagli insetti ne sarebbero cresciute delle altre, alcune sarebbero state erbacce e le avrebbe strappate, ma altre, forse, sarebbero diventate dei fiori e con le loro tinte avrebbero rallegrato la monotonia dell'orto. Capisci? Così vanno le cose, ci vuole generosità nella vita: coltivare il proprio piccolo carattere senza vedere più niente di quello che sta intorno vuol dire respirare ancora ma essere morti.»
Va' dove ti porta il cuore!«E adesso, pecorella, dove sei? Sei laggiù adesso mentre scrivo, tra i coyote e i cactus; quando starai leggendo con ogni probabilità sarai qui e le mie cose saranno già in soffitta. Le mie parole ti avranno portato in salvo? Non ho questa presunzione, forse soltanto ti avranno irritata, avranno confermato l'idea già pessima che avevi di me prima di partire. Forse potrai capirmi soltanto quando sarai più grande, potrai capirmi se avrai compiuto quel percorso misterioso che dall'intransigenza conduce alla pietà.
Pietà, bada bene, non pena. Se proverai pena, scenderò come quegli spiritelli malefici e ti farò un mucchio di dispetti: Farò la stessa cosa se, invece di umile, sarai modesta, se ti ubriacherai di chiacchiere vuote invece di stare zitta. Esploderanno lampadine, i piatti voleranno giù dalle mensole, le mutande finiranno sul lampadario, dall'alba a notte fonda non ti lascerò in pace un solo istante.
Invece non è vero, non farò niente. Se da qualche parte sarò, se avrò modo di vederti, sarò soltanto triste come sono triste tutte le volte che vedo una vita buttata via, una vita in cui il cammino dell'amore non è riuscito a compiersi. Abbi cura di te. Ogni volta in cui, crescendo, avrai voglia di cambiare le cose sbagliate in cose giuste, ricordati che la prima rivoluzione da fare è quella dentro se stessi, la prima e la più importante. Lottare per un'idea senza avere un'idea di sé è una delle cose più pericolose che si possa fare.
Ogni volta che ti sentirai smarrita, confusa, pensa agli alberi, ricordati del loro modo di crescere. Ricordati che un albero con molta chioma e poche radici viene sradicato al primo colpo di vento, mentre in un albero con molte radici e poca chiòma la linfa scorre a stento. Radici e chioma: devono crescere in egual misura, devi stare nelle cose e starci sopra, solo così potrai offrire ombra e riparo, solo così alla stagione giusta potrai coprirti di fiori e di frutti.
E quando poi davanti a te si apriranno tante strade e non saprai quale prendere, non imboccarne una a caso, ma siediti e aspetta. Respira con la profondità fidu ciosa con cui hai respirato il giorno in cui sei venuta al mondo, senza far ti distrarre da nulla, aspetta e aspetta ancora. Stai ferma, in silenzio, e ascolta il tuo cuore.
Quando poi ti parla, alzati e va' dove lui ti porta.»