La maggior parte di noi si porta dentro, da sempre, un viaggio, che non è una semplice visita, ma un sogno. E va crescendo a poco a poco, costruendosi una delicata architettura. E’ un’amabile malinconia, che sviluppiamo con un complicato processo: senza voli aerei, senza tempo, senza soldi. Dalle palpebre verso dentro.

Un viaggio di questo tipo si alimenta di letture, cartoline illustrate, carte geografiche, ortografie, persone che arrivano con delle notizie, avventure vissute da altri e di cui uno si sente partecipe, nell’oscurità di una sala cinematografica o a casa, soli davanti al televisore.

Un pezzetto dopo l’altro prende forma il paesaggio che si riproduce una realtà che non si può toccare, ma forte come il vincolo che unisce il corteggiatore alla sua amante segreta. Credo sia una sorta di pellegrinaggio che ha a che vedere con il luogo a cui, per motivi misteriosi, sentiamo di voler appartenere

(da “Amor America” di M.Torres)

Perle di saggezza popolare (grazie a Venessia.com)

Io vado...

...nella mia nuova casa

domenica 4 gennaio 2009

Come gli occhi dei tuareg


Le dita scivolano sul marmo freddo della cucina, disegnano onde, seguono le curve, come se portassero briciole di colore. Quelle mani sentono quello che io potrei solo vedere, penetrano dove io potrei solo immaginare.
E' vecchio: il viso è disegnato da rughe profonde.. seguendo il filo delle curve, si potrebbe camminare tra i suoi ricordi, scendere giù fino al sole più caldo della terra da cui proviene e risalire su, fino a sentire l'aria dei pascoli. La bocca è scura, una linea sottile; una fessura nasconde denti bianchi, perfetti.
Indossa ciabatte nere di pelle striata dal tempo e una camicia scura, aperta un po', prima di richiudersi sotto alla morsa del maglione di lana grossa, grezza.
Io sono seduta in un angolo e lo osservo. Gli occhi scrutano ogni movimento.. prima le mani.. poi il viso.. mi incanto a vedere le espressioni del volto mentre sfiora il tavolo con delicatezza..
Sorride e mi racconta di quando sedeva ad intrecciare vimini.
Poche parole riescono ad entrarmi dentro, davvero.. le altre si avvicinano e poi sfumano, a pochi centimentri dalle orecchie.Una volta guardava le stringhe delle botti, le scie del carretto sulla mulattiera dopo le giornate di pioggia, i rivoli d'acqua lungo il marciapiedi.. seguo quelle scie.. chiudo gli occhi, anch'io. Cammino fino a bagnarmi i piedi, fino a sentire l'odore acre, del mosto.
Provo una sensazione di velata malinconia.. forse perché non può vedere i solchi sulla neve, oggi.. o forse perché lui vede quel che io non riesco a vedere.. o forse perché mi dispiace.. semplicemente mi dispiace.. chissà perché..
Mi tornano alla mente gli occhi dei tuareg.. nel deserto lo sguardo non incontra ostacoli, è sempre rivolto "oltre", e a lungo andare prende la forma di ciò che sta guardando, diventa profondo, quasi fosse abituato alla lungimiranza.
Chiudo gli occhi e cerco anch'io la profondità, ma io non sono nel deserto, non vedo oltre le case..
Chissà, forse anche lui, prima di diventare cieco, vedeva solo l'orizzonte, vedeva scie nel cielo e nuvole passare.
Io vedo marmo, vedo balconi socchiusi e orme ghiacciate.. mi chiedo cosa potrà vedere lui, più di me.. più iin là di me, nel suo deserto di sabbia e vento.
Vorrei chiederglielo. Vorrei chiedergli cosa vede più di una volta.. prima che quella strana malattia si stendesse comoda sugli occhi, giorno dopo giorno.. una coperta che poco alla volta gli ha nascosto quanto di più bello ci circonda.. i colori! e le forme. e le espresioni delle forme.
Vorrei chiedergli di che colore sono le orme ghiacciate, lui che le vede con gli occhi dei piedi.. di che colore sono, adesso, le stringhe delle botti.. quante sfumature, in fondo, riesce ad immaginare.. quante sfumature, in fondo, mi accontento di vedere io.. quante sfumature, in fondo, non riesco a percepire io.
Sono leggermente miope.. e astigmatica.. se guardo lontano vedo confuso, in una tempesta di sabbia. Dovrei immaginare il deserto e abituare gli occhi a guardare più in là, oltre la linea dell'orizzonte, oltre le case e le antenne..e non voglio occhiali per mettere a fuoco, basta guardare più in là.. sempre un po' più in là.

12 commenti:

Artemide ha detto...

"Te li ricordi gli occhi dei tuareg?".. Ma cos'ha questa?! Gli occhi dei tuareg?!

Guarda un po' cosa c'hai costruito da un attimo e da poche parole..
Te si proprio un'artista! ;)

Ed è davvero da rifletterci su, come vedono le persone che non vedono? Cosa vedono? Colori? Sapori? Loro guardano al di là di tutto questo..Splendido..

E noi possiamo semplicemente imparare ad allungare davvero lo sguardo, a cercare un orizzonte senza fine, una profondità dove serve un lumino, e dove gli occhi si perdono e si riempiono di vita..

Splendide queste parole e questo scritto.. splendida quella foto..:)

Ti abbraccio forte stellina

Lucignolo ha detto...

Lo spazio attorno a noi è sempre vuoto, i nostri occhi scelgono e la nostra mente riempie il non vuoto attorno a noi.

Senza la vista la mente è libera, fino a che le dita non sfiorino, e non c'è bisogno di spiegare altro, sappiamo tutti la differenza tra guardare e toccare...

Eppure "il senso del mio essere" nello spazio e nel tempo è dato da quanto profondamente vedo intorno.

Perdere la percezione degli occhi è come essere condannati ad un rapporto intimo con gli oggetti...

Lo stesso concetto di immaginazione lo leghiamo stretto agli organi visivi, forse in questa epoca dell'immagine dovremmo scioglierlo !

JANAS ha detto...

Mio padre è cieco da dieci anni ...oggi è il suo compleanno!

Poi mi viene da pensare, che a parte quella poca luce che gli filtra ai lati degli occhi, lui è sempre riuscito ad orientarsi anche in questa oscurità, perchè da piccolo camminava in campagna anche di notte con o senza luna piena, ad illuminare i suoi passi!
e li che s'impara a sentire gli impedimenti e le asperità del terreno prima ancora di vederlo con gli occhi!
Guardando lui in questo tempo, ho sempre pensato che se proprio avessi dovuto perdere qualcosa, nella nostra capacità di percepire, sarei stata disposta a perdere l'udito, ma la vista no!
Perchè è con essa che sento di percepire nel modo più profondo le cose!
è con lo sguardo che intuisco le emozioni delle persone, più che con le parole o il tono della voce!
Dicono che quando perdi la vista, o l'udito, tutti gli altri sensi sono più attenti e vengono potenziati!
Ecco penso che noi, che abbiamo comunque la fortuna di averli ancora tutti, beh forse ogni tanto dovremmo provare a percepire le cose come i ciechi, chiudere gli occhi e iniziare a sentire le cose solo con le mani, sentirne l'odore o il loro rumore cupo o acuto!! va ora ci provo!! :)
A..dimenticavo mia padre vede mia madre più giovane di dieci anni ...ed è il suo modo di scherzare sulla malattia, tutto sommato forse nel ricordo vedono cose meglio della realtà!
Bellissimo questo post...:))

Stefi ha detto...

ja'..ehm..beh, devo dire che mi hai colto un po', come dire..di sorpresa!eheh
e allora dico solo..buon compleanno a papà! ;)


chiaretta..son tornata a casa e mi ha mandato quella frase che ho scritto in corsivo [nb: tra l'altro, ho dimenticato di riportarlo.. è di jovanotti, da "Il grande boh"], un libro che le ho prestato e che sta leggendo [per chi non ha seguito la conversazione, il tutto parte da un messaggio di una mia piccola compagna di strada.. il mio koalino, come la chiamo io!].. e m'è tornato alla mente quell'incontro di qualche tempo fa..ne avevo descritto ogni sensazione, sul taccuino..e quelle parole mi hanno riportato indietro nel tempo.. come sempre, son costruzioni vecchie e nuove, intrecci.. intrecci che non smettono mai di intrecciarsi, come ho notato!
e.. grazie stein!;)


lucignolo..parli di libertà e di condanna contemporaneamente.. se è quel che intendi davvero, allora sono d'accordo! mi ritrovo in questa contraddizione.. quando dico che mi dispiace chissà poi perché e quando dico che quasi ne ho invidia, per la profondità..
ho provato anch'io a chiudere gli occhi ma ho avuto la sensazione di non riuscire a percepire quella profondità..
condanna e libertà..
si intreccia anche con quello che dice janas.. ho sempre pensato anch'io che fosse la condanna peggiore: le emozioni! son d'accordo! quando dico le espressioni delle forme..intendo proprio quello! gli occhi vedono tutto, gli occhi decidono!
ma ho sempre anche creduto che ci fosse dentro qualcosa di speciale e di più profondo.. ecco, sì, una libertà.. per andare oltre..
ma..vabbé, ho già detto tutto scrivendo..
libertà e condanna..mi piace!

JANAS ha detto...

inutile dire cara Stefi, che nel leggere il tuo post, ho pensato a una di quelle famose "coincidenze" strane! :)))

Stefi ha detto...

eh.. già.. pure io!!eheh
ci son rimasta un po'.. boh!ancora un po' spiazzata!eheh
e a dirla proprio tutta m'ha pure un po' emozionato quello che hai scritto.. come lo hai scritto.. eheh
vabbé..bello!
;)

MAX ha detto...

Emozionata o no oggi è il tuo giorno.
Viene apportata una modifica, oggi viaggiate con le pale per pulirmi le entrate- Niente scuse di code impigliate.
Beeeffffaaaannnnnnaaaaaaa!!!!!!!!!
Auguri!

un tocco di zenzero ha detto...

Mi hai fatto venire i brividi, poi ho letto anche gli altri commenti...bene, questa giornata comincia con la bellezza dello sguardo e del sentire;)

Stefi ha detto...

ahahhhhhh massimo!! non posso volare! mi si è gelata la coda sul tuo portone ieri! e adesso perdo l'equilibrio se mi alzo più di mezzo metro..ahah..l'altezza giusta per cadere sul tavolo!! cosa mi hai preparato da mangiare?!ahah

un tocco di zenzero.. che bello! dai, iniziamo la giornata con gli occhi chiusi e lo sguardo fino all'orizzonte del deserto!! ;) io ci sto prendendo gusto ultimamente!!eheh

Clode ha detto...

Una leggerezza che t'invidio!
buon 2009, buon inizio!

radha ha detto...

come gli occhi del tuareg, come i tuoi occhi e il tuo sguardo furbo...eh eh...mi basta questo per un'altra capriola...
ah ah

Stefi ha detto...

clode..a volte serve..un po' di leggerezza..un po' di profondità! eheh
e..grazie!!una buona nuova alba anche a te!

rrrradha..parli proprio tu, mentre mi guardi da lì..con un occhio solo che scruta e va in fondo..e un po' più giù..ahhhhh radharadha!!un po' te ce li hai gli occhi dei tuareg!!dopo il flauto di bambù, prenderò lezioni pure di vista a lontano!!
ti mando un caprioloso abbraccio!!!

 

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