La maggior parte di noi si porta dentro, da sempre, un viaggio, che non è una semplice visita, ma un sogno. E va crescendo a poco a poco, costruendosi una delicata architettura. E’ un’amabile malinconia, che sviluppiamo con un complicato processo: senza voli aerei, senza tempo, senza soldi. Dalle palpebre verso dentro.
Un viaggio di questo tipo si alimenta di letture, cartoline illustrate, carte geografiche, ortografie, persone che arrivano con delle notizie, avventure vissute da altri e di cui uno si sente partecipe, nell’oscurità di una sala cinematografica o a casa, soli davanti al televisore.
Un pezzetto dopo l’altro prende forma il paesaggio che si riproduce una realtà che non si può toccare, ma forte come il vincolo che unisce il corteggiatore alla sua amante segreta. Credo sia una sorta di pellegrinaggio che ha a che vedere con il luogo a cui, per motivi misteriosi, sentiamo di voler appartenere
(da “Amor America” di M.Torres)
2 commenti:
questa canzone mi faceva venire la pelle d'oca ogni volta che l'ascolto, anche se la prima è stata vent'anni fa... l'immagine del gabbiano, poi, la sento terribilmente mia (il bello delle canzoni...ascoltarle e pensare che fosse un po' sono state scritte per te)... grazie... bel blog ;) ciao
sono d'accordo! è proprio la magia più bella di una canzone, di un libro... di tutti... ma così completamente tua!!
Grazie a te!
Ciao
Posta un commento