La maggior parte di noi si porta dentro, da sempre, un viaggio, che non è una semplice visita, ma un sogno. E va crescendo a poco a poco, costruendosi una delicata architettura. E’ un’amabile malinconia, che sviluppiamo con un complicato processo: senza voli aerei, senza tempo, senza soldi. Dalle palpebre verso dentro.

Un viaggio di questo tipo si alimenta di letture, cartoline illustrate, carte geografiche, ortografie, persone che arrivano con delle notizie, avventure vissute da altri e di cui uno si sente partecipe, nell’oscurità di una sala cinematografica o a casa, soli davanti al televisore.

Un pezzetto dopo l’altro prende forma il paesaggio che si riproduce una realtà che non si può toccare, ma forte come il vincolo che unisce il corteggiatore alla sua amante segreta. Credo sia una sorta di pellegrinaggio che ha a che vedere con il luogo a cui, per motivi misteriosi, sentiamo di voler appartenere

(da “Amor America” di M.Torres)

Perle di saggezza popolare (grazie a Venessia.com)

Io vado...

...nella mia nuova casa

giovedì 27 dicembre 2007

...e lo ascolterò gridare...

A me m’ha sempre colpito questa faccenda dei quadri. Stanno su per anni, poi senza che accada nulla, ma nulla dico, fran, giù, cadono. Stanno lì attaccati al chiodo, nessuno gli fa niente, ma loro a un certo punto, fran, cadono giù, come sassi. Nel silenzio più assoluto, con tutto immobile intorno, non una mosca che vola, e loro, fran. Non c’é una ragione. Perché proprio in quell’istante? Non si sa. Fran. Cos’é che succede a un chiodo per farlo decidere che non ne può più? C’ha un’anima, anche lui, poveretto? Prende delle decisioni? Ne ha discusso a lungo col quadro, erano incerti sul da farsi, ne parlavano tutte le sere, da anni, poi hanno deciso una data, un’ora, un minuto, un istante, è quello, fran. O lo sapevano già dall’inizio, i due, era già tutto combinato, guarda io mollo tutto tra sette anni, per me va bene, okay allora intesi per il 13 maggio, okay, verso le sei, facciamo sei meno un quarto, d’accordo, allora buonanotte, ‘notte. Sette anni dopo, 13 maggio, sei meno un quarto, fran. Non si capisce. E’ una di quelle cose che è meglio che non ci pensi, se no ci esci matto. Quando cade un quadro. Quando ti svegli un mattino, e non la ami più. Quando apri il giornale e leggi che è scoppiata la guerra. Quando vedi un treno e pensi io devo andarmene da qui. Quando ti guardi allo specchio e ti accorgi che sei vecchio. quando, in mezzo all’Oceano, Novecento alzò lo sguardo dal piatto e mi disse: “A New York, fra tre giorni, io scenderò da questa nave”. Ci rimasi secco. Fran. A un quadro mica puoi chiedere niente. Ma a Novecento sì. […] Volevo capire perché, una ragione doveva pur esserci, uno non sta trentadue anni su una nave e poi un giorno d’improvviso se ne scende, come se niente fosse, senza nemmeno dire il perché al suo migliore amico, senza dirgli niente.

“Devo vedere una cosa, laggiù,” mi disse.

“Quale cosa?” Non voleva dirla, e si può anche capirlo perché quando alla fine la disse, quel che disse fu:

“Il mare”.

“Il mare?”

“Il mare”

Pensa te. A tutto potevi pensare, ma non a quello. Non volevo crederci, sapeva di presa per il culo bell’e buona. Non volevo crederci. Era la cazzata del secolo.

“Sono trentadue anni che lo vedi, il mare, Novecento”

“Da qui. Io lo voglio vedere da là. Non è la stessa cosa.”

[…] Posso rimanere anche anni, qua sopra, ma il mare non mi dirà mai nulla. Io adesso scendo, vivo sulla terra e della terra per anni, divento uno normale, poi un giorno parto, arrivo su una costa qualsiasi, alzo gli occhi e guardo il mare: è lì, io l’ascolterò gridare.

da "Novecento" di A.Baricco

Sono vent'anni che vedo il mare... l'ho visto da diverse prospettive... ne ho visto diversi colori, sfumature, riflessi... ma ieri il mare aveva un sapore diverso! Ogni volta, ogni occasione lo rende qualcosa di speciale... è come se lo vedessi anche con gli occhi della persona che è lì accanto a te, che sente lo stesso profumo, coglie lo stesso rumore delle onde... "vorrei imparare dal vento a respirare, dalla pioggia a cadere, dalla corrente a portare le cose dove non vogliono andare e avere la pazienza delle onde di andare e venire, ricominciare a fluire." (da "Imparare dal vento" - Tiromancino)

E così, da questa nuova prospettiva, il mare ci ha suggerito che forse, guardando da un'altra angolazione, molte son le cose che hanno un gusto diverso!

Nessun dettaglio, nessuna espressione... ombre... mano nella mano... orma dopo orma

GRAZIE!
Semplicemente
e meravigliosamente...
grazie! ;)



5 commenti:

Unknown ha detto...

..e` una stupidata.. ma la mia piccola esperienza e` dall'andare al mare forse una volta l'anno.. ad una volta settimana.. l'oceano, magari al tramonto.. e non e` mai uguale! wow..

Artemide ha detto...

Che bellissime parole...che bellissime foto, che bellissime sensazioni... Grazie infinite per questa condivisione che mi riempie il cuore.. E buona strada a quelle due ombre che ho subito riconosciuto... ;)

Stefi ha detto...

Grazie Albertino! Non è per niente una stupidata... e poi.. beh, è l'oceano!! ;)
Fammi la foto di un tramontooooooooooooooooooooooo!!! :)
Un abbraccione a distanza!

E... grazie alla mia stellina! ;p

matteo ha detto...

Non potevo non lasciare un commento a questo post!;-)...grazie a te!quel mare aveva si un sapore diverso!credo di averlo sempre visto per vent'anni, ma le sfumature che mi mostra in questo ultimo periodo sono sempre più emozionanti e le più belle che abbia mai visto!;-)...(escluso il tipo del metaldetector dentro l'acqua ovvio!:-D:-D)

Stefi ha detto...

... grazie! ;)

 

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