E fu così, che in un giorno di primavera, Zampillo infilò i suoi grandi occhiali e si presentò davanti alla casa del vecchio saggio. Due zampate alla porta e… “Zampa Corta, la Terra Rossa mi aspetta. Son passato a salutarti.”
Il vecchio infilò la testa nella fessura della porta, lo guardò ben benino, sorrise sbirciando le zampe che tamburellavano sull’erba, poi diede un’occhiata al marsupio vuoto e bofonchiò: “Aspetta un attimo. C’è qualcosa che devi avere.” Richiuse la porta con un colpo secco e sparì tra rumori rotti.
Se ne uscì qualche minuto dopo con una scatola impolverata: ci diede una passata con i suoi guanti neri e disse: “Questa ti servirà per imparare a riconoscere i messaggi del bosco! Dovrai averne cura, mio piccolo amico!”
In un batter d’occhio, Zampillo si trovò la scatola tra le mani e la porta chiusa, davanti agli occhi. La infilò nel marsupio e si avviò verso il bosco.
“Ehi!”, urlò dalla finestra il vecchio, “Non dimenticare: fai tesoro di tutto ciò che trovi. Fanne tesoro, mio piccolo amico!”
Appena scese la sera, Zampillo tirò fuori la scatola scura: era pesante, di legno di mogano, con un’incisione tonda, chiara… assomigliava proprio a quella macchia che aveva lui dietro al tallone.
Dentro c’era una vecchia bussola: un marchingegno fatto d’acqua e sughero, con un ago che girava da una parte all’altra, come impazzito.
Non ci volle molto affinché imparasse a far buon uso di quell’ago magico: ben presto infatti scoprì il segreto del muschio umido, attaccato alla corteccia degli alberi e quello del sole, che spuntava dalla testa delle montagne, saliva in alto e poi scendeva, nelle sabbie della pianura. Imparò a mangiare quando il sole gli batteva dritto sulla testa e a continuare il cammino quando la sua ombra correva, veloce, davanti a lui.
Poco alla volta quella bussola non gli servì più, perciò decise di richiuderla nella scatola scura e la di conservarla con cura nel marsupio.
Le piogge lo accompagnarono fino alla Radura Verde. Se ne stava, impaurito, a cercar conforto nella luce delle stelle, quando sentì qualcuno infilarsi tra le zampe. “Ehi, ma…!”
“Dove diavolo sono?!” borbottò un animaletto peloso col muso lungo, mentre tastava qua e là. “Eppure stavano qui, li avevo lasciati proprio qui”
“Ehiiiii, mi fai il solletico”, disse Zampillo balzando in piedi.
“Oh, scusa, amico! Ma ho perso i miei occhiali… li avevo appoggiati qui ieri, quando mi son fermato per ricaricare la mia Pietra di Luna, ma ora… non li trovo più.
Senza occhiali, tu non puoi capire, ma per una talpa quale son io, è un vero DISASTRO: mi perderò per le strade del bosco e non arriverò in tempo per la festa della nuova alba! Accidenti a me e alla mia testa vuota!”
Il canguro si fece una bella risata. “Ma che problema c’è? Io ho con me un ago magico, lui ti porta dove vuoi.” Allungò la zampa e avvicinò la scatola scura al muso peloso di lei, che uscì dal buco ed iniziò ad annusare intorno, con gli occhi stretti stretti per cercare di vedere… “Ahhhhh, meraviglia! Grazie, amico mio! Io in cambio posso lasciarti questa grossa Pietra… non è mica una pietra qualsiasi… questa t’illumina il cammino quando scende la notte: tenendola tra le mani, farà luce ai tuoi passi, sconfiggendo la paura ”
In un attimo si ritrovò nel marsupio quella palla luminosa, trasparente. “Accidenti quanto pesa!”
“Pesa, è vero! Ma non la dovrai tenere a lungo: lei ti aiuterà a vedere fin dove gli occhi non arrivano, ti aiuterà a scoprire i segreti della strada e delle sue pietre… poco alla volta non ti servirà più e potrai camminare anche ad occhi chiusi!”
Zampillo abbassò la testa dispiaciuto: “Io… beh, ti ringrazio!! Solo che… beh, vedi… io… ehm… io adesso non ti posso lasciare la mia bussola… cioè, io ho imparato i suoi segreti, ma un giorno potrebbe servirmi ancora… sai, io devo andare fino alla Fessura del Mare… devo arrivare fino alla Terra Rossa… vedi… è tanta strada… potrei perdermi ancora… mi dispiace… ma…”
“Non ti preoccupare, zampa lunga!”, rispose sorridendo la talpa. “La guarderò un po’ qui, prima che tu riprenda la tua strada. Quando ti sveglierai, domani mattina, potrai riprendere il cammino con il tuo marsupio pieno!” Fece un salto sopra la bussola e iniziò a parlare tra sé e sé “N… muschio e stelle in groppa… S… E… ahah… il sole, sì… domani…”
Quando Zampillo riaprì gli occhi, quello che trovò fu solo un buco, accanto alla sua zampa destra: la talpa se n’era già andata.
Con un balzo riprese la sua strada ma… quanto peso dentro al suo marsupio!
Presto scese la notte e, con in mano la Pietra di Luna, il canguro non ebbe più paura… imparò a saltellare sui sassi scivolosi ed evitare quelli spigolosi, scoprì il segreto della strada e dei suoi rami.
Passo dopo passo, decise di rimettere al sicuro quel pallone luminoso e a camminare ad occhi chiusi… sentendo la polvere sotto ai piedi prendere la forma dei suoi balzi.
Si risvegliò anche il sole, mentre lui ancora balzellava ad occhi chiusi sulla strada quando…
SPLASH
“Ahhhhhhhhhhh, accidenti a te!!”, spalancando gli occhi si ritrovò in groppa ad uno degli animali più grossi che avesse mai incontrato in vita sua… aveva l’aria di essere un po’ arrabbiato… molto arrabbiato.
“Ehm… scusa… ma non ti avevo visto, andavo un po’ di fretta! Posso fare qualcosa per riparare al danno che ho combinato?”
Quel grasso musone si spalancò in un enoooooorme sbadiglio. “Mi hai svegliato, pulce dalle orecchie a punta! Sto cercando di raggiungere il mare ma, quando scende la notte, il buio mi fa addormentare… è più forte di me, non riesco a stare sveglio! e così ora, oltre ad essere in ritardo, sono anche di cattivo umore!”
“Beh”, rispose Zampillo, strisciando la zampa a terra, “io ce l’avrei una cosa per farti tenere sveglio: è una palla magica, una Pietra di Luna. Però non te la posso lasciare, perché potrebbe servire ancora a me… il viaggio è ancora lungo e…”
“Dove stai andando, orecchie a punta?”
“Domattina arriverò alla Fessura del Mare… l’attraverserò e poi mi metterò a balzellare tra i miei sogni, nella Terra Rossa.”
“Mmmmhhh.. ragazzo mio, la Fessura del Mare è un posto pericoloso. Pensi davvero di farcela? Lì c’è un filo di ragnatela e tira forte il vento. Sei sicuro di poter attraversare la gola senza scivolare? In equilibrio… senza guardar giù e senza voltarti indietro?”
Zampillo iniziò a muovere le orecchie, agitato. “Vedi, io ci voglio davvero arrivare di là!”
“Allora, pulce, penso di avere qualcosa che fa al caso tuo: molti anni fa, un pappagallo giallo mi ha regalato una girandola, una vecchia e grossa girandola fatta di rami e foglie. L’ho tenuta qui, accanto a me, per tutto questo tempo… ho imparato ad ascoltare il vento: ora so quando cadrà la pioggia e quando potrò uscire senza che lui mi soffi via tutto il mio fango.
Sai, anche a me piacerebbe andare laggiù, nella pianura, ma io sono un ippopotamo… e quel filo di ragnatela è delicato: bisogna essere leggeri, seguire il vento… bisogna esser veloci ed agili.
Porta con te questa girandola ed esercitati tra gli alberi del bosco, così quando arriverai alla Fessura del Mare avrai già imparato ogni segreto del vento.
Non ti preoccupare per me: tieni la tua Pietra di Luna se credi ti servirà ancora… io ritroverò la strada. Buona fortuna, pulce dalle orecchie a punta!”
Zampillo infilò la girandola nel suo marsupio, ormai traboccante, e riprese la strada. Tutti quei tesori, stavano diventando davvero molto pesanti: non riusciva più a saltellare bene come i primi giorni, scivolava, instabile.
Il giorno passò velocemente e quando scese la sera, il canguro era sfinito: la schiena a pezzi e le gambe doloranti. Decise così di trascorrere la notte tra i rami degli alberi con la girandola ricevuta in dono dall’ippopotamo.
In poco tempo imparò a riconoscere il fruscio delle foglie, sentiva il vento venire da est e poi cambiare, soffiare forte da nord, freddo e pungente. Quando il sole si risvegliò nuovamente, lui aveva imparato a rimanere in equilibrio tra le foglie, a correre leggero tra i rami, a farsi accarezzare dal vento senza scivolare… era davvero pronto per intraprendere l’ultimo pezzo di strada, quello della Fessura del Mare.
La vedeva lì, davanti agli occhi: un filo sottile, che molleggiava con il soffio del vento… un filo che portava dritto dritto verso la Terra Rossa… già lo sentiva il profumo, già la vedeva la casa dei suoi sogni.
Prese un bel respiro e con un balzo si posizionò in equilibrio…
Fece il primo passo, fermo, preciso, attento.
E poi il secondo.
E il terzo.
Ormai se ne stava già a metà strada, quando sentì il vento soffiare forte, davanti a lui. Era sicuro di potercela fare, aveva imparato a farsi accarezzare senza mai scivolare… ma il suo marsupio ora era pesante, troppo pesante.
Non riusciva a camminare leggero, sul filo. Sentiva il peso sulle zampe.
“Eppure”, pensava tra sé, “il vecchio Zampa Corta si era raccomandato <
“Ragazzo!” una voce roca lo sorprese, in bilico, a mezz’aria. L’avrebbe potuto riconoscere in mezzo a mille… era lui, il vecchio Zampa Corta.
“Non ti girare, figliolo. Rimani lì dove sei. Accucciati sulle zampe e drizza bene le orecchie!
Che ci fai così? Devi correre figliolo, non fermarti e guardare dritto davanti a te… leggero, delicato, sul filo dei sogni!”
Zampillo alzò le zampe e fece un leggero movimento col muso “Non ci riesco! Me l’hai detto tu… me l’hai detto tu” disse piagnucolando “che dovevo far tesoro di quello che incontravo lungo la strada! Io ho fatto così… ho portato con me tutto, sono stato attento e ora ho tutto qui con me, dentro al mio marsupio!”
“Ragazzo mio”, rispose a gran voce il vecchio saggio, “è quello che ti ho detto, sì! Ma far tesoro non significa portarsi addosso il peso di ciò che sono, tutte quelle cose! Hai ricevuto una bussola per imparare a leggere i segnali del bosco, una Pietra di Luna per abituare gli occhi al buio della notte… e una girandola per riconoscere il vento e giocare con lui senza farti ingannare dal suo soffio.
Tutto quello che hai, è già dentro di te. Quello che ora ti porti addosso, è solo un peso: liberatene! Avresti potuto aiutare la talpa. E poi l’ippopotamo… invece hai portato tutto con te per paura di non farcela. Getta in mare quello che non ti serve e fai tesoro nel cuore di ciò che hai imparato… metti una zampa dopo l’altra e continua il tuo cammino, dritto, verso la Terra Rossa.
Buona strada, mio piccolo amico!”
Zampillo girò la testa, ma quel che vide furono solo rami… immobile, lì, dov’era, infilò una zampa nel marsupio ed estrasse la girandola, e poi la grossa Pietra di Luna ed infine la Bussola… una ad una le gettò giù, nel mare.
Ora si sentiva di nuovo leggero, ora era pronto per rimettersi in piedi e, un passo dopo l’altro, arrivare alla Terra Rossa.
Un soffio, solo un soffio.
Ancora un passo, un altro.