La maggior parte di noi si porta dentro, da sempre, un viaggio, che non è una semplice visita, ma un sogno. E va crescendo a poco a poco, costruendosi una delicata architettura. E’ un’amabile malinconia, che sviluppiamo con un complicato processo: senza voli aerei, senza tempo, senza soldi. Dalle palpebre verso dentro.

Un viaggio di questo tipo si alimenta di letture, cartoline illustrate, carte geografiche, ortografie, persone che arrivano con delle notizie, avventure vissute da altri e di cui uno si sente partecipe, nell’oscurità di una sala cinematografica o a casa, soli davanti al televisore.

Un pezzetto dopo l’altro prende forma il paesaggio che si riproduce una realtà che non si può toccare, ma forte come il vincolo che unisce il corteggiatore alla sua amante segreta. Credo sia una sorta di pellegrinaggio che ha a che vedere con il luogo a cui, per motivi misteriosi, sentiamo di voler appartenere

(da “Amor America” di M.Torres)

Perle di saggezza popolare (grazie a Venessia.com)

Io vado...

...nella mia nuova casa

venerdì 12 settembre 2008

Capi scout? Solo se son capi a zig-zag!

Mi è arrivato oggi “Servire”, una rivista per capi… sono caduta subito su questo articolo... io ne ho postato solo un pezzo (e già così è lunghissimo!!), ma… ne vale davvero la pena!!


C'ho rivisto tante persone qui! In realtà non di numero, ma di sostanza... (e non solo scout!!)


E, alla fine, il giochino di Toto-Comunità Capi… tra tutti i "quelli che", potrei dare un nome ad ognuno di quelli che fa la strada insieme a me! Ma su uno... Eh! su uno, mi son spanzata dalle risate… perché... accidenti! ci sono anch'io!!! Chissà... buahahahah


“Ci sono i capi con la bacchetta e quelli con il regolamento in mano. I capi che hanno studiato il progetto, quelli che hanno fatto il corso, quelli che hanno letto tutti i numeri di “Servire”…

Grazie, grazie. Grazie davvero tantissime. Tutto questo è molto bello, molto educativo, molto giusto. Non ci permetteremmo mai di metterlo in dubbio. Come potremmo d’altronde? Tonnellate di scienza educativa, centenari di proposte pedagogiche, reti globali di interconnessioni tra agenzie educative… tutto dalla loro parte.

Ma poi zitti, zitti, arrivano loro (noi?).

Chi? I capi a zig-zag. Con i capelli al vento, la faccia sporca di sole e l’aria di chi se ne infischia. Non molti. Anzi pochi. Chi lo sa! Magari due o tre. Forse di più. Imprevedibili, come le zanzare. Indefinibili come i macheruali. All’improvviso, come i temporali. Zig-zag, quasi non te ne accorgi. Ma dov’erano? Prima non c’erano. Anzi, no: erano già lì, che guardavano, con un filo d’erba tra i denti; sì mi sembra che fossero lì, in fondo alla via. E chi guardavano? Guardavano te. E perché? Non si sa. Ne sei sicuro? Non lo so ma quasi ci spero. Ma che succede? niente. Niente. Cos’è questo strano rumore? Forse solo che gira un po’ il vento della vita. Si aprono le finestre, si può guardare più lontano, entra ossigeno nella stanza (nasce timido un piccolo desiderio di scendere per strada e di mettersi a cantare…).

Ma aspetta, ancora non si può.

Zig-zag. Prende un pennello e colora di azzurro le tue scarpe. Pedalavi al buio ma lui ha acceso la dinamo della tua bicicletta. È ancora notte sulla città ma si cominciano a scorgere tante piccole luci lungo la strada...

Certo, ha le mani sporche. Sporche di grasso, l’olio per la catena. Dev’essere uno che se la ripara da sé. Mani forti, che ti sorreggono mentre inciampi. Poche parole, è vero. Però le parole giuste. I Capi a zig-zag non fanno grandi discorsi. A volte preferiscono i silenzi. Ascoltano. Guardano. Sembrano assorti. Poi raccontano. Piccole storie da niente, ma con una passione che accende la fantasia. E mentre raccontano spalancano le braccia e disegnano con le mani il profilo delle montagne, la cresta degli alberi che si muove nel vento; e nel racconto ti ritrovi a poco a poco avanzare nel sentiero della giungla: odi lontano il tamburo della tribù degli uomini rossi che avevano giurato sul corpo del gran capo Pacotapl vendetta per l’offesa ricevuta. Senti scricchiolare le foglie sotto ai piedi, sussulti: occhi ti osservano nascosti dal folto delle foglie e tu sei lì che cominci a fartela addosso dalla paura perché ti è stato appena spiegato quanto terribili sono le torture riservate ai bianchi fatti prigionieri. Eppure avanzi tra mille pericoli, liane, fosse nascoste per i leoni, verso la radura erbosa che cela il mistero della cassa in cui, si dice, stia sepolto il tesoro del pirata Morgan…. Ecco il punto dove scavare! La mappa è chiara “Dove l’ombra della grande quercia incontra quella della sequoia”. E mentre stai scavando freneticamente a mani nude e con un cucchiaio di ferro, senti sempre più forti quegli occhi che ti scrutano dalla foresta; il sudore ti imperla la fronte, un brivido scende lungo la schiena, scorgi con la coda dell’occhio il profilo di un guerriero che sta per saltarti addosso… ecco proprio in quel preciso momento, col tuo cuore che batte a mille, il capo fa uno sbadiglio e dice: “ragazzi, buonanotte, questa la continuo domani sera…”

Perché in definitiva i capi a zig zag hanno questo di bello: si interessano a te. Sul serio. Sembra che i tuoi problemi siano i loro problemi. Non sono lì per giudicarti anche se certe volte ti fanno delle sfuriate che neppure tua madre sarebbe capace di fare. Però ci tengono. Per davvero. Fanno il tifo come se dovessi segnare il gol della vita ogni domenica. E se tiri fuori il calcio rigore sono capaci di invadere il campo e prenderti a pedate. Ma è solo perché si capisca che ci tengono. Che tengono a te più di ogni altra cosa. Che non sei trasparente, un cellophane dell’esistenza, un ectoplasma senza un destino. No, il tuo destino sembra il loro. Solo che ti lasciano costruirlo da solo. A volte non ti dicono niente oppure, semplicemente: “adesso tocca a te”. Se ci sono dei rischi da correre per te se li corrono tutti, eccome se li corrono! Ma se ci sono dei vantaggi, ecco sembra proprio che i vantaggi non li vogliano. Niente applausi, niente ringraziamenti, niente parole di troppo. Una stretta di mano e via, come sempre: poche parole, molti fatti.

Sono strani questi capi a zig zag, però hanno un modo di guardare che ti affascina. Ti guardano negli occhi ma poi distolgono lo sguardo in fretta e ti domandano: “hai visto da che parte sale il sentiero della montagna?”. Tu ovviamente non hai neppure cominciato a vederla, la montagna. Ma loro hanno già lo zaino in spalla e si avviano dicendo “saliamo sulla cima”. Ed è così che condividono i passi, la borraccia, il freddo della notte, il caffè della mattina.

E mentre stringi una tazza tra le mani rifletti che anche se la strada non è sempre dritta, che ci sono spesso delle curve, dei tornanti, che a volte sembra di tornare indietro, insomma mentre rifletti che nonostante tutti i nostri sforzi per semplificare e rettificare è proprio la vita che è fatta irrimediabilmente a zig zag, (forse è per questo che si rifiuta di farsi cucire stretta nelle caselle di programmi, moduli e progetti che avevamo immaginato per lei) ecco, ci sono degli uomini e delle donne per i quali questo non è poi così un gran problema. Ci sono uomini e donne per i quali la vita è un’avventura,un gioco straordinario e appassionante, proprio perché sconosciuta e sempre nuova. Da affrontare con gusto, creatività e fantasia. Uomini e donne competenti, certo, ma sempre in grado di distinguere tra ciò che sono gli obiettivi e quel che sono dei semplici strumenti. Ti incammini insieme a loro, intuisci che tutto questo non è solo metodo e neppure una filosofia: è un modo di essere, di guardare l’esistenza. Potremmo forse dire: uno stile. Si inerpica ancor di più il sentiero e Lassù, più in Alto, cominciamo a intravedere la Cima.”

Da “Servire” articolo di Roberto Cociancich



Il Toto-Co.Ca.... fate il vostro gioco!!


quelli che… la mia unità è a posto

quelli che… è ora di andare a dormire! … io domani mi alzo alle sette

quelli che… aggiorniamo la riunione


quelli che… qui è tutto un casino

quelli che… sono al mare e mandano tanti saluti

quelli che… per favore non litigate


quelli che… non vogliono incastrare nessuno

quelli che… si fanno incastrare

quelli che… ti incastrano benissimo


quelli che… tengono gli occhi fissi a terra

quelli che… tengono gli occhi fissi in aria


quelli che… non parlano e non sai se dormono o se sono incazzati

quelli che… fanno i disegnini

quelli che… se c’è proprio bisogno io…

quelli che… oltre tutto vogliono aprire un’altra unità

quelli che… però non va tutto così male


quelli che… quando parlano sai cosa diranno

quelli che… non parlano perché sai già cosa diranno

quelli che… non parlano e basta

quelli che… ogni tanto sbuffano chissà perché

quelli che… ti spiegano cosa vuoi dire

quelli che… quando sono stufi se ne vanno


quelli che… non vengono nemmeno

quelli che… si sentono obbligati


quelli che… non era mica deciso

quelli che… adesso ci facciamo una bella cantata

quelli che… non posso perchè devo sposarmi

quelli che… non posso perchè mi sono appena sposato

quelli che… sono troppo vecchio


quelli che… chi se ne frega della Zona

quelli che… dovremmo prenderci ogni tanto un anno sabbatico

quelli che… hanno chiesto un anno sabbatico

quelli che… ci serve un prestanome per il Branco


quelli che… siamo noi

11 commenti:

Lucignolo ha detto...

Il pezzo della rivista mi piace molto, Zig Zag buono !

Ma il gioco "Quelli che..." non l'ho capito, mi suona in contrasto; delucidami, "spiegami cosa volevo dire", questa per me è la più bella !

Buongi Buongi

Nei miei quiz si vince solo una virtuale "pacca sulla spalla", ti pare poco ?!

Stefi ha detto...

In realtà son le frasi tipo che di solito escono in comunità capi! magari un po' ridicolizzate.. ma trovi sempre qualcuno che se ne esce con "ma questo non l'avevamo deciso" o "io vado a casa, che sto morendo di sonno", oppure ci son quelli che sanno tutto e spiegano a tutti quello che tu stavi dicendo, parafrasando parole ed espressioni...
è in contrasto, sì! perché... i capi a zig-zag sono pochi! e succede anche a loro, a volte, di perdersi... dal tanto tempo che serve, dalle cose da fare, dalle cose burocratiche... eh...

Che, scherzi?! non mi pare poco no! l'ultima volta che ho ricevuto un premio da un chiuchino era una pedata, quindi la pacca sulla spalla ora mi riempie di orgoglio!! ;)

JANAS ha detto...

letto tutto d'un fiato!
che te lo dico a fà...mi è così piaciuto!
Ci si legge dentro una bella e sana vita a zig-zag, quella dove le persone non sono "trasparenti, un cellophane dell’esistenza, un ectoplasma senza un destino"
un saluto birboso!

Anonimo ha detto...

Wow!!fantastica la fiaba!!!!i miei piedi si muovevano!

Tu?? la realtà è: quelli che si fanno incastrare! :)
ma ti vedo anche in quelli che fanno i disegnini (dicci la verità: è in co.ca. che fai nascere i capolavori?)
ma soprattutto tu sei: "ora PAUSA! .......andiamo a farci una cantata???"
:)
lo farò leggere anche alla mia coca....... vedo già le facce in parte ai "quelli che"

Anonimo ha detto...

foto delle vacanze di branco?? il guasto.. miiiiitico!
l'ultima batte tutti!

Anonimo ha detto...

Conciancich è grande.

Ma non hai riportato il mio! Quelli che... aboliamo i criteri! (pagina 25)
e il tuo è
Quelli che... perchè non ci facciamo una bagna cauda? (36)
Cmq se lo dovessi io scrivere per te:
Quelli che... "ma perchè bisogna parlare con i genitori? Baghyyyyy, vai tu!"
oppure
Quelli che... "questi io li strozzo!" e poi hanno sempre i lupi in braccio.
O no, baloo? gheghe

L'ultima foto è eccezzzziunala veramente!

Davide

Stefi ha detto...

Janas... birbola se è vero! eheh



Bibbo... hai visto?!? anche secondo me il pezzo della fiaba è speciale!!
ma, ti giuro, "E mentre raccontano spalancano le braccia e disegnano con le mani il profilo delle montagne, la cresta degli alberi che si muove nel vento" questo è superlativo!! e poi.. il pezzo della strada, quello è qualcosa di grande!!

Le foto sono miste: sotto la quercia è delle vacanze di branco, quella del guasto è al campo di reparto due anni fa, e la strada è la nostra route di... mh... 7 anni fa!!peeerò!
ma l'ultima... che spettacolo!!
dai che andiamo a cantare! :D



Davide... eh, erano decisamente troppi! ho scelto quelli che sento di più quando siamo immersi tra le carte delle riunioni...
la tua, sinceramente è.. ci serve un prestanome per il branco! quante volte l'hai detto?!?! ahah
oppure anche: "io ho bisogno di un pallone per pensare meglio!"...mitttico!

Eheh.. anche quella dei genitori non è male!! effettivamente...... eheh! sono un po' allergica ai genitori! Baghy è più bravo!
e l'altra... è di tutti!! come fai a non farti intenerire da quei piccoli mostriciattoli?!?! che ti chiamano con l'occhietto dolce balooooooooooo.. belli loro!!

Anonimo ha detto...

cazzarola... quanto sono vere le parole di questo articolo...e soprattutto quanta passione c'è di chi l'ha scritto??? sto ancora cercando la strada per uscire dalla giungla rincorso dagli uomini rossi...ahahha

...e poi...il toto-co.ca... spettacolare!!!!!

grazie per la condivisione...
bizzz

Stefi ha detto...

e ce ne sono ancora, sì... noi lo useremo per un'attività di co.ca.!
ciao bizzz!

Artemide ha detto...

Ma che bello sto articolo di "Servire"! Lo sottoporrò al mio di capo scout :)
E poi.. i quelli che.. Che ridare! :DDD Sono tutte belle ma due secondo me.. le migliori! .."non parlano e non sai se dormono o se sono incazzati" e "ti spiegano cosa vuoi dire" ...mi vien la spissa solo a pensarci....
Ma in fin dei conti la co.ca. è la co.ca.... che ci vuoi fa'....

Il tuo secondo me è "sono troppo vecchio" :D
Ciao Baloooooo :)
Un abbraccio

Unknown ha detto...

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