La maggior parte di noi si porta dentro, da sempre, un viaggio, che non è una semplice visita, ma un sogno. E va crescendo a poco a poco, costruendosi una delicata architettura. E’ un’amabile malinconia, che sviluppiamo con un complicato processo: senza voli aerei, senza tempo, senza soldi. Dalle palpebre verso dentro.

Un viaggio di questo tipo si alimenta di letture, cartoline illustrate, carte geografiche, ortografie, persone che arrivano con delle notizie, avventure vissute da altri e di cui uno si sente partecipe, nell’oscurità di una sala cinematografica o a casa, soli davanti al televisore.

Un pezzetto dopo l’altro prende forma il paesaggio che si riproduce una realtà che non si può toccare, ma forte come il vincolo che unisce il corteggiatore alla sua amante segreta. Credo sia una sorta di pellegrinaggio che ha a che vedere con il luogo a cui, per motivi misteriosi, sentiamo di voler appartenere

(da “Amor America” di M.Torres)

Perle di saggezza popolare (grazie a Venessia.com)

Io vado...

...nella mia nuova casa

giovedì 11 settembre 2008

Perché scrive?

La domanda preferita è: perché scrive?

Io scrivo perché sento il bisogno innato di scrivere! Scrivo perché non posso fare un lavoro normale, come gli altri!
Scrivo perché posso sopportare la realtà soltanto trasformandola. Scrivo perché amo l'odore della carta, della penna e dell'inchiostro. Scrivo perché credo nella letteratura, nell'arte del romanzo, più di quanto io creda in qualsiasi altra cosa. Scrivo per abitudine, per passione. Scrivo perché come un bambino credo nell'immortalità delle biblioteche e nella posizione che i miei libri occupano sugli scaffali. Scrivo perché la vita, il mondo, tutto è incredibilmente bello e sorprendente. Scrivo perché è esaltante trasformare in parole tutte le bellezze e ricchezze della vita. Scrivo non per raccontare una storia ma per costruirla. Scrivo per sfuggire alla sensazione di essere diretto in un luogo che, come in un sogno, non riesco a raggiungere. Scrivo per essere felice.

L'aspetto più bello è poterti dimenticare del mondo come fa un bambino, sentirti spensierato mentre giochi felice, poter giocare con le regole del mondo come fossero giocattoli e nel frattempo sentire l'esistenza di una profonda responsabilità dietro a questa infantile e libera gioia. Si può giocare tutto il giorno, ma sentirsi molto più seri di chiunque altro. Prendere sul serio l'essenza e l'immediatezza della vita con un'ingenuità propria solo dei bambini.
(liberamente tratto da "La valigia di mio padre" di Orhan Pamuk)

Perché scrivo?

O forse scrivo… perché non son capace a disegnare! ah!!

4 commenti:

Lucignolo ha detto...

Le parole scritte sono la nostra mano eternamente tesa verso il verbo degli altri, per poter sentire le impressioni e stabilire un contatto, oltre la macchia d'inchiostro...
come il tuo disegno, non serve che ti sembri carino !

Anche lo scritto più vuoto resterà traccia di chi lo scrisse, nel bene e nel male.

Io scrivo ma preferisco parlare !

(forse per non lasciar tracce compromettenti ?!!)

JANAS ha detto...

molto bello il brano...ma la seconda parte mi ha proprio catturato ..quel dimenticarsi del mondo come fa un bambino ...nel frattempo sentire l'esistenza di una profonda responsabilità dietro a questa infantile e libera gioia. Si può giocare tutto il giorno, ma sentirsi molto più seri di chiunque altro.
Credo proprio che questo libro passerà per le mie mani...la valigia di mio padre, se non viene da me ..vado io da lui! già già

quel bellissimo disegno l'hai fatto tu? oh non scherzo! a me piace tantissimo..e l'idea della matita e dell'omino che la usa come barca per navigare sui foglio.. perchè dici di non saper disegnare ...con pochissimi tratti hai reso chiaramente l'immagine e il senso di " viaggiare" attraverso la lettura e lo scrivere !
ma ...secondo me sai fare bene tutte e tre le cose!

Stefi ha detto...

ah, Janas... il libro in realtà è una raccolta di 3 discorsi. Quello da cui ho tratto questo pezzo è quello fatto alla cerimonia dei Nobel... cmq son 70 paginette... una lettura veloce veloce, ma molto ispirante! ;)

Stefi ha detto...

Lucignolo... è vero, parlare è decisamente più interessante, più diretto, più coinvolgente! Però... a volte si chiacchiera con gli altri e poco da soli... e scrivere, o disegnare, o dipingere, o suonare, o quel che è... ti permette di andare più in là! a dirti cose che magari non vorresti nemmeno dire...
E poi... io parlo già troppo! meglio dar un po' di tregua e scrivere!!!

Ah! e le tracce... restano lo stesso! anche a parole!! ;)

Vai a vedere invece se ho beccato il paesino! ..pure senza coordinate!! che ho vinto?!?! ahah
ciao!



Janas... ebbene sì! fatto io anche questo! ma copiato eh! è stata un'"emozione a catena".. ho visto un'immagine di fogli di carta in acqua... m'è venuta in mente la matita e la vela e l'omino... e... così! Ma questo in realtà piace anche a me, lo ammetto!

E quell'idea della spensierata responsabilità è quello che mi ha colpito di più... perché in fondo, questa cosa pesa sempre un po'... grandi ma ancora bambini... essere considerati grandi e forse ancora bambini... vedere con gli occhi di bambini le cose grandi? mah, che siano forse quelle verità che ci creiamo?! o che ci creano?! come quei ciottoli?! ma forse questo è un altro discorso... troppo lungo e attorcigliato!
buona giornata, ja'!

 

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